Il Confronto Cézanne e Morandi alla Villa dei Capolavori

Il prestigioso prestito diventa occasione per un riallestimento al piano superiore della Villa, realizzando un confronto possibile solo alla Fondazione Magnani-Rocca; in tre sale sono infatti accostate le opere di due fra i più importanti e rivoluzionari artisti contemporanei: Paul Cézanne e Giorgio Morandi.
Entrambi scelti da Luigi Magnani, l’artefice della Fondazione Magnani-Rocca, come fondamentali presenze per la sua collezione d’arte privata, sono a lui legati da un fil rouge costituito da una speciale affinità elettiva fatta di condivisa riservatezza, semplicità, rigore, sensibilità e comunanza di pensieri; già nel 1983, l’importanza dei due pittori era manifesta negli intenti della mostra “Da Cézanne a Morandi e oltre”, allestita nella Villa di Mamiano ancora abitata dal collezionista.

Paul Cézanne, Baigneurs, 1890-1894, olio su tela © The State Pushkin Museum of Fine Arts, Mosca

La predilezione per Cézanne e Morandi fra tutti gli artisti della sua grande raccolta, più volte dichiarata da Magnani, va forse individuata in una loro particolare somiglianza; la ricerca comune nella meditazione sui paesaggi e l’analisi spaziale delle nature morte, caratterizzate da pochi e riconoscibili soggetti e da un attento scrutare dei lenti mutamenti della natura. Cézanne, esploratore della struttura dell’immagine, parte dal paesaggio come studio delle forme ai suoi termini essenziali, eleggendo in particolare la frutta come alleata contro l’inesorabile intervento del tempo, modificatore per definizione. Magnani, che considerava il “mondo dei fenomeni, specchio di una verità più alta e segreta”, acquista del maestro francese diversi acquerelli, tecnica che esteticamente forse meglio racconta la fugacità fenomenica del tempo, nei segni dei luoghi amati e nella provvisorietà nelle nature morte.

Attraverso i brevi tocchi abilmente studiati nella perfetta mescolanza di pigmenti e solventi, Cézanne costruisce un audace sistema prospettico che analizza gli oggetti da diversi punti di vista, tradotti nella celebre dichiarazione sulla necessità di “trattare la natura per mezzo del cilindro, della sfera, del cono, il tutto messo in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto, di un piano, si orienti verso un punto centrale”. Tale ricerca spaziale non poteva essere indifferente a Morandi che inizia il suo percorso proprio sotto l’influenza cezanniana; ha infatti modo di studiare i quadri di Cézanne riprodotti nel volume Gl’Impressionisti francesi di Vittorio Pica e segue gli scritti di Ardengo Soffici sulla rivista “La Voce”, inoltre visita l’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 dove un’intera parete era dedicata agli acquerelli dell’artista provenzale. I suoi esordi analizzano la realtà per sintesi geometrica, ma anche successivamente Cézanne sarà il suo esempio costante, nell’uso dei toni contrastanti, nella predilezione per la strutturazione di spazi e masse, per la scelta della pittura dei luoghi familiari e di affezione; esemplare in questo senso è Cortile di via Fondazzadel 1954 reso per solidi e geometrie nel contrasto di luce-ombra, o Paesaggio di Grizzana del 1943, che racconta il legame del pittore bolognese con l’Appennino emiliano, tanto importante come fu la montagna Sainte-Victoire per Cézanne.

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1943, olio su tela

Anche le nature morte ispirate alla realtà visibile ragionano sulle diverse possibilità di combinazioni, calate in un tempo indefinito. Li avvicina, allora, anche l’utilizzo dell’acquerello, nel momento in cui, negli ultimi anni della sua vita, Morandi segna sulla carta la traccia liquida e fuggente delle cose. Gli oggetti della realtà diventano specchio del Sé, le bottiglie, come la frutta per Cézanne, elementi neutrali di cui studiare sfumature e minime variazioni. Entrambi refrattari alla raffigurazione delle figure umane, fanno solo brevi eccezioni; Morandi realizzando pochi autoritratti e una veloce incursione sul tema classico delle bagnanti nel 1915, mentre Cézanne rielabora un tema dipinto all’inizio della carriera e sviluppato poi sul finire della sua vita: l’inserimento di figure semi-astratte nel paesaggio, nudi o semi-nudi sulle rive del fiume, noti come bagnanti, uno dei quali Esquisse de baigneuses, datato 1900-1906, fu acquistato da Luigi Magnani per la sua raccolta.

Paul Cézanne, Paysage Provençal, 1900-1904, matita e acquerello su carta

È ripresa intellettualmente la scena pastorale dell’Arcadia, che ha come tema principale la perfetta armonia tra uomo e natura. Cézanne, per comprendere a pieno il soggetto, compie ripetute visite al Louvre, si ispira alla statuaria classica, ai lavori di Poussin, ai grandi artisti del Rinascimento e del Barocco, in particolare a Veronese con le sue ombre colorate; la citazione è sempre colta. La rivoluzione del pittore germina all’interno della tradizione e del mito, per arrivare a sconvolgere le forme, maschili e femminili, su un palcoscenico naturale e mentale insieme, in cui le figure diventano archetipiche, disanimate e prive di soggettività, monumentali e proporzionalmente geometrizzate, come le bottiglie e gli oggetti che Morandi disponeva nel teatro della propria tela, anch’egli con calibratissima architettura compositiva e inesausta analisi del rapporto fra forma e spazio.

L’opera di Cézanne del Museo Puškin è un unicum in questo senso; rappresenta un nuovo idillio della contemporaneità, senza connotazione temporale. Le figure, qui maschili, si articolano geometricamente e costruiscono due triangoli e due diagonali che si incontrano; una simmetria di corrispondenze che coinvolge anche la natura circostante, in cui gli alberi assecondano le stesse posizioni umane. La pennellata lascia percepire una costruttiva incompletezza, che dà la precedenza al senso della composizione e della contemplazione attraverso il colore e i volumi. La solidità architettonica, evidente nell’opera proveniente da Mosca, si caratterizzerà di una potenza sempre più rivoluzionaria, sino alle ultime versioni delle bagnanti femminili, visioni predittive che hanno influenzato radicalmente i protagonisti delle avanguardie artistiche, tra cui il Cubismo, e della pittura di ricerca, Morandi incluso.

Ciò che mi affascina è la forma, tanto è vero che tra i moderni ho scelto Cézanne e Morandi, che non hanno nessun contenuto. – Luigi Magnani, l’ultima intervista

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